giovedì 15 novembre 2012

Onepunch-Man e l'impotenza dell'onnipotenza

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Un bullo in formato gigante che ti smutanda di fronte alla compagna delle scuole superiori a cui stavi per chiedere una penna, evento che eri sicuro avrebbe dato il via al tuo piano per fare petting al parchetto entro la conclusione del quadrimestre, nella peggior ipotesi durante l'esposizione dei tabelloni a fine anno. Forse.
Gli inutili tentativi di tirare su il morale dell'Amico del Cuore a cui è caduto il modello Masterpiece di Starscream G1, che col cazzo ritrova i soldi per riacquistarlo prima del totale scioglimento dei ghiacciai.
La solita zanzara – perché per quanto sia impossibile biologicamente tu sai che è la solita davvero – che ti importuna come un fantasma in un cimitero indiano dal giorno della Comunione.
Il telefono che squilla mentre sei in mezzo a una tormenta di neve, costringendoti a levare i guanti per rispondere, sfoderare il baraccone di plastica e vetro dalla tasca più inaccessibile della giacca a vento, tentare di ghermire i suddetti guanti con la presa ascellare di Hokuto col solo risultato di farli precipitare nella fanghiglia biancastra ai tuoi piedi e, nonostante gli sforzi, constatare come l'apparecchio smetta di suonare nell'esatto momento in cui provi a strusciare il dito già azzurrognolo sullo schermo touch.

Gli scenari appena descritti hanno in comune il fatto di essere momenti brutti, momenti che proprio no, momenti in cui provi davvero quell'insopportabile e soffocante sensazione d'impotenza. No. Non quell'impotenza là. Quell'altra. La stritolante emozione di annichilimento mista a sconfitta, per intendersi. Ci sono poche cose peggiori di non poter reagire alla Vita quando ti umilia, ti prende a schiaffi e ti ruba anche le patatine fritte dal piatto, nonostante ti avesse assicurato che davvero non prendeva nulla al pub ché non c'ha fame e ci tiene alla linea, Lei.



Ma c'è un Fato che trovo altrettanto crudele, sebbene operi in modo più subdolo e a prima vista sembri gradevole: l'onnipotenza.
Chiunque ha sperato che la propria esistenza magicamente diventasse un giro perenne ed esilarante sulle giostre, ha fantasticato sulla possibilità di essere immortale, invincibile, ricco fino alla nausea, telepatico, domatore di draghi e magari con il credito illimitato per gli sms. Ma per quanto piaccia a tutti la meravigliosa arte masturbatoria cerebrale, siamo macchine strambe, noi bipedi, e le sfide e i problemi e ci stimolano e ci definiscono come specie.
Togli a un uomo un paio di buoni motivi per lamentarsi e si spegnerà come una Fiat 127 in salita. La sua esistenza sarà soltanto un grigio spartito di spettacolare e perfetta monotonia.


Pensate per esempio a un supereroe troppo forte per avere una vera nemesi. Un campione del bene così potente da distruggere ogni suo avversario con un solo pugno, che lo voglia o meno. Come si sente? Cosa pensa? La soddisfazione di salvare l'umanità da una serie infinita di minacce mortali è sufficiente a sopperire alla carenza di stimoli e alla noia di quello che sembra diventare un lavoro ripetitivo e alienante?
Be', Yūsuke Murata (Eyeshield 21) e ONE hanno deciso di rispondere a queste e ad altre domande altrettanto superflue con Onepunch-Man (ワンパンマン), il remake dell'omonimo e stortissimo web comic dello stesso ONE.
Il protagonista della storia è Saitama, un giovane privo di aspirazioni, obiettivi e sogni. Un cadavere ambulante disoccupato e spiantato, ammazzato da una società piccolo-borghese (???) che ordina ai propri figli di consumare, produrre e riprodursi. Un evento inaspettato, però, lo costringe a confrontarsi contro un pericoloso avversario che attenta alla vita di un innocente. L'emozioni che solo una battaglia può suscitare nel cuore di un uomo risvegliano in lui il desiderio sopito di diventare un eroe. Finalmente con uno scopo alto nella sua vita, decide di erigersi a bastione dell'umanità.
Fico, no?
No? Mh, in effetti no.
Rimaneggiando il concept qua e là, è praticamente la premessa del novanta percento dei battle manga (quelli in cui si menano tutti per l'amicizia, la bontà, l'onore e perché non puoi mica non dare due buffi in faccia alla gente ogni tanto) sul mercato.
E giustamente uno si potrebbe chiedere: «E allora perché ne scrivi? Oggi non avevi da fare qualcosa di più utile e significativo come, che ne so, fare una depilazione brasiliana a un orso di pelouche?».
E giustamente io risponderei: «Ne scrivo perché Onepunch-Man è un battle manga tanto quanto io sono un gerbillo con il frac. E non lo sono, per quanto la cosa mi scocci assai».

Il protagonista della storia. Fatevene una ragione.

Certo, ci sono le botte e le pose plastiche e i raggi esplosivi dalle mani e le linee cinetiche e le onomatopee grosse come palazzi, ma per il resto Onepunch-Man fa di tutto, proprio di tutto, per ridicolizzare il genere a cui sembra appartenere, contravvenendo a ogni regola che li rende spesso così attraenti per il vasto pubblico.

  • La base di un buona serie di successo è avere un protagonista carismatico? Saitama è un tizio calvo con la faccia inespressiva da fesso, disegnato per giunta con uno stile così povero da sembrare uno scarabocchio.
  • Il fascino dei combattimenti si basa sulla suspense di un risultato incerto? Come da titolo, Saitama batte tutti i suoi avversari con un solo cazzotto ben assestato.
  • Il valore dell'eroe è pari alla minacciosità delle sue nemesi? I nemici sono un branco di pupazzi che sembrano appena usciti dalla mano di un costumista ubriaco di Kamen Rider o da un'indigestione di cozze di Toriyama.
  • Per rendere credibile ed emozionante una storia è importante che per tutta la sua durata i dialoghi e la messa in scena siano coerenti? I comprimari e i terrificanti mostri che abitano il mondo si muovono e si esprimono su un registro drammatico mentre Saitama ammazza la tensione creata ridicolizzando i loro sforzi e, tendenzialmente, sparando un mare di sciocchezze.

Come Kinnikuman (il Muscleman che ci ha donato i famigerati e mai abbastanza compianti Exogini, pace all'anima loro) tanti anni fa, Onepunch-Man si diverte a scherzare tutti gli archetipi narrativi di un genere d'intrattenimento che ha smesso di osare, preferendo passare una superficiale mano di vernice metalizzata per coprire l'endogena carenza di idee fresche.
Nella creatura di ONE, insomma, l'immaginario stocaz tokusatsu (i film e le serie tv live action con supereroi e/o mostroni gigabruttienormi) e shonen viene completamente macellato da un umorismo che punta – attenzione ora alla parola da critico che ci sa le cose, mica come voi, oh – a destrutturarlo e metterne a nudo gli ormai vomitevoli cliché, un cazzotto alla volta.

E poi fa ridere. Tanto.

[Onepunch-Man è liberamente consultabile nella sezione dei web comics di Young Jump, ché in Giappone mica stanno a menarsela ancora con l'importanza della carta stampata. Per la versione in un idioma comprensibile ai più, vi consiglio la ricerca di materiale su Google. Io non vi ho detto niente, però]

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