Per quelli della mia generazione, a passo spedito verso i trenta con il Telepass montato per esser certi di arrivarci senza fare la fila, il discorso sulla pirateria nei videogiochi non si esaurisce con le delizie pescate nei torrenti o trainate dai muli, né con la barbosa dialettica se sia giusto o sbagliato usufruire di un prodotto senza pagare il costo di una licenza ai legittimi proprietari.
Sembra pazzesco a ripensarci ora, ma per i pischelli armati di Commodore 64 o Amiga, il concetto di "copia originale" era fumoso come un'oppieria nell'ora di punta, con negozi di informatica ed edicole che vendevano videogiochi dotati sì di scatola e manuali, ma che erano prodotti clandestinamente in qualche scantinato o in una losca impresa a delinquere della bassa Calabria.
In quel momento, però, non ci sembrava strano, ché la distribuzione delle copie legittime sul suolo nazionale era orrenda e potevi passare la tua intera vita di bamboccio delle elementari senza vedere con i tuoi occhi una confezione originale di un videogioco per home computer.
La pirateria era certamente un meschino metodo per arricchirsi con il lavoro altrui, ma nondimeno offriva un servizio a noi giovani virgulti, la cui domanda di giochini spettacolosi non era soddisfatta da un'offerta adeguata e capillare sul territorio.
Senza le copie tarocche, probabilmente non avrei mai giocato a Turrican o Speedball 2, più per limiti logistici che economici (i giochi piratati non li regalavano, ve l'assicuro).
Dopo il boom dei venditori ambulanti con le copie di titoli per la prima Playstation (ci vorrebbe un articolo solo per questo...), in Italia la situazione si è più o meno normalizzata nell'ultimo lustro, con i pirati che piratano e il resto del mondo che può acquistare le proprie licenze praticamente ovunque, sia nelle catene d'informatica di consumo sia nelle miriadi di negozi online. Il fine artigianato tarocco dello Stivale è praticamente scomparso, un ricordo nebuloso, perso nelle sottili nebbie di Last Ninja.
Ci sono però Paesi che tengono ancora alto il vessillo della copia illegale. Paesi che non si piegano a sciocchezze come "legalità", "decoro", "stile", "coerenza". Paesi come la Siria, per esempio, e la sua fantomatica "Syrian Games", massima produttrice di taroccate del Medio Oriente.
Non solo promuovono e vendono giochi pirata, come se fosse la cosa più naturale al mondo. No. Ne modificano le copertine, per venire incontro ai gusti raffinati del loro mercato di riferimento. Ed è qui che le cose si fanno davvero interessanti. E per "interessanti" intendo "completamente fuori di capoccia".
«Nedo, ci stai dicendo che oggi te la cavi con una carrellata di copertine tarocche improbabili?»
«Sì. Non si capiva dal titolo? Basta con le domande, stupida voce nella mia mente, ché devo principiare suddetta carrellata.»Chi non si ricorda quella parte di GoldenEye in cui Hannibal fuma il sigaro e sbotta spesso con un «Adoro i piani ben riusciti»? Nessuno? Sicuri? E dire che ero convinto del contrario.
Ora si spiega perché tutti fanno fatica a trovare Carmen Sandiego; certe operazioni fanno miracoli, oggigiorno. Nathan Drake l'ho sempre detto che era un po' ambiguo, comunque.
Qua hanno provato a metterci effettivamente Snoopy, ma poi, si sono chiesti: «Perché non aggiungere un 75% di panda in più sulla copertina? Tutti amano i panda, anche quando sono parte di un'orribile chimera che mi darà incubi per gli anni a venire».
Il canale HBO non è innovativo solo nelle sue serie televisive e nei suoi format; la loro boxe prevede l'uso di nunchaku, gilet d'Ali Baba e copiose quantità di gel.
Il catalogo Syrian è pieno di versioni fantasiose (in genere moddate a caso) di GTA: San Andreas. Ma una roba che guarda. Menzione d'onore per 3 in 1, in cui puoi percuotere prostitute con un dildo gigante impersonando Mario, Sonic e Spongebob.
Non male, va detto, anche l'iterazione supereroistica, con l'opzione di muoversi per San Andreas nei panni di SUPERMTAN, Batman, Spiderman, The Mask e... Zorro. In Siria va ancora di moda il nobilotto con il baffo da pornoattore? Seriamente?
E niente, c'è anche San Andreas con Kirk Douglas come protagonista. Mi fa male la testa solo a pensare a chi possa interessare una cosa del genere. Zorro ora sembra cinema post-moderno, in confronto.
Questa è un'opera d'arte. Non credo di meritarmi un commento.
Un bellissimo gioco sul safari, in cui il canguro di Tekken ti prende a crocche fortissime in faccia. Qua si supera la frontiera del realismo. Con i documenti falsi.
Se non c'è dolo qua, non so più cosa significhi il termine. A meno che non sia un gioco inedito in cui l'Universo di Star Wars viene invaso da quello di Star Trek. No. Pulitevi la bavetta, sapete bene essere una pessima idea.
Questa cosa non ha nessun senso compositivo, cromatico e financo filologico, ma sono disposto a firmare una petizione per avere Geralt al posto del Nino D'Angelo sotto steroidi.
«Di cosa parla questo fps?» «Di un tipo che spara un sacco.» «E il gioco si chiama Black?» «Sì." «Perfetto. Mettici un negro con un fucile e smarmella roba colorata dietro. Dà quell'effetto "Crisi a Nairobi" che piace a tutti.»
Ma ce ne sarebbero milioni di altre. Ma che dico: MIGLIONI. Purtroppo, il sito della Syrian Games è stato chiuso dai suoi proprietari, forse per non rischiare che qualcuno dalle risate passasse a napalm e stupri rituali.
Sul sito della Gameological Society, però, ne troverete un altro bel mucchio. Lacrime ridarelle assicurate.
2 Response to 12 copertine assurde, improbabili e tarocche made in Siria
"Per includere i videogiochi nella pubblicazione Oro Soft"... ma che è? Na software house di biscotti?! - Black ha una bella grafica, ma non in PAL, solo in NTSC
Erano altri tempi. Brutti tempi.
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