1993 - DUNGEONS & DRAGONS, TOWER OF DOOM
Se avete letto anche l’altro articolo ormai sapete
che avete a che fare con un nerd vecchio stile, di quelli con la vita traviata
da dragoni e dongioni… cunicoli, suona meglio cunicoli. Ecco, prendete un
ragazzino di undici anni che ha appena scoperto il meraviglioso mondo dei nani,
elfi, draghi e orchi (autocit.). Fatto? Accompagnatelo in una sala giochi.
Fatto? No, riponete l’abbondante colla vinilica, l’Unicef ha insistito perché
oggi non la usassimo. Dategli dei gettoni. Fatto? Bene. Osservate il suo
sguardo quando intravede il cabinato di Tower of Doom. La felicità che vedete
adesso non tornerà mai più su quel volto.
Il fattore amarcord è senza dubbio la componente
più forte che ti fa apprezzare un titolo simile quando lo rigiochi nel 201X, ma
al di là di tutto è ancora uno dei picchiaduro a scorrimento più gradevoli che
ci siano in circolazione a mio avviso.
Quattro classi selezionabili: Elfo,
Nano, Chierico e Guerriero. Se avete alzato il sopracciglio (dai su ti ho
visto, dai sì non eri convinto), all’accostamento classe-elfo/nano siete sì nerd, ma di nuova generazione: in principio erano classi, non razze.
Gameplay semplice ma al contempo scorrevole, con un
buon range di oggetti selezionabili e incantesimi lanciabili. Divertente da
giocare in solitaria, spasso assicurato con gli amici.
E quando arriva il drago… Be', quello era il momento nel quale il ragazzino felice finiva tutti i gettoni che
aveva in tasca, a prescindere dalla quantità portata, diventando così
inevitabilmente un ragazzino vendicativo verso il mondo intero.
Se qualcuno grida allo spoiler per aver svelato il boss finale, non saprei cosa dire. Col nome che c’ha che vi
aspettavate di incontrare? Un criceto con l’hula hoop?
Nota per giochi futuri:
inserire tra i mostri un criceto con l’hula hoop.
1993 - Menzione d’onore: Ninja Baseball Batman
Ebbene sì, il mio già citato (nello scorso
episodio) fratellino gioca una parte importante nella mia vita da retrogamer. Un giorno se ne esce fuori con un video di Angry Videogame Nerd riguardo un gioco dal titolo altisonante: Ninja Baseball Batman.
Ok, vi sono
concessi dei secondi per realizzare. Quanti di voi hanno visualizzato il
cavaliere oscuro lanciare una stellina ninja con una mano e una palla da baseball
con l’altra? Solo non riesco a immaginarmi il copricapo: cappellino con
visiera, cappuccio coprente o maschera da pipistrello? Ovviamente non è nulla
di tutto ciò, ma non è un buon motivo per lasciare ingiocata questa
indiscutibile perla del genere trash.
Volete provare l’ebbrezza di sentirvi strafatti? O
se siete familiari al concetto, volete ritrovarvi in tale situazione senza
sborsare un euro? Bene, accendete l’emulatore e fate partire questa meraviglia.
Non vi consiglio l’originale esclusivamente perché temo sia estremamente
difficile reperirlo. E per deliziarvi con l’arcade dovreste trovare uno dei
circa cento cabinati sparsi per gli Stati Uniti.
Accadrà una sequela di eventi. Nessuno dei quali
avrà un senso logico, a partire dall’arrivo dei nemici. Io lo rigiocherei di
continuo anche solo per i mostri da sconfiggere. Il sicuro parto di
allucinogeni assunti da una mente già di per sé destinata a un futuro certo
nelle ospitali celle di Arkham, o in posti simili ugualmente accoglienti. Se non avete esclamato nulla la prima volta
che li avete visti e siete riusciti a finire il gioco senza sentire l’urgenza
di chiamare qualcuno a voi caro per dirgli “NONPUOICAPIREACOSAHOVISTO”,
chiamate subito uno specialista. Uno bravo, ne avete davvero bisogno.
1994 - THEME PARK
E qui gente entriamo ufficialmente in zona calda,
decisamente una top 10 dei giochi più belli di sempre per il sottoscritto.
Perché, diciamoci la verità, spesso e volentieri quando si è amanti dei giochi
di ruolo preferibilmente con combattimento su griglia a turni, si strizza l’occhio anche agli strategici nonché ai gestionali. L’idea
stessa di gestire un parco giochi vale di per sé l’acquisto della confezione. O
almeno funzionò così a suo tempo in casa Divvi. Poi si inserisce il floppy (sì,
fa più o meno lo stesso effetto straniante di car-tuc-ce)
e inizia la magia.
Ogni scelta ha un impatto considerevole sullo sviluppo del
proprio investimento, a partire dalla zona del mondo in cui si vuole costruire
per arrivare al prezzo del biglietto passando da negozi, intrattenitori e attrazioni. Ricordatevi di metterci il chiosco delle bibite accanto alle
patatine, di aumentare il sale in quest’ultime come se non ci fosse un domani e
il ghiaccio nelle prime. Ma non troppo, altrimenti si arrabbiano. Quindi un’attrazione
molto divertente e poco costosa davanti ci sta alla grande. Ah e un bagno lì
vicino che non si sa mai. Quanto mi manchi Theme Park, quanto mi manchi…
Non posso poi cambiare argomento senza aver parlato
delle montagne russe, un vero e proprio spasso per ogni mente diabolica dotata alle
prese con la ludo-edilizia. Si può decidere più o meno tutto in fase di
costruzione: dove mettere le salite, le discese, le curve, i giri della morte,
i binari rotti… no forse gli ultimi no, ma vi era della soddisfazione ugualmente.
Poi dopo duri giorni di lavoro a progettare il
vostro parco perfetto, vi sedete, vi rilassate e guardate comodamente i
risultati di una macchina ben progettata e oliata che procede da sola, giusto?
Sbagliato! Grafici su grafici da tenere d’occhio, icone d’insoddisfazione o bisogni
vari (talvolta in senso metaforico) da parte dei visitatori e, perla delle
perle, la possibilità di vendere il parco per comprare un nuovo terreno nell’esplicito
tentativo di conquistare letteralmente il mondo a forza di zucchero filato e
clown.
Basta, è deciso: me lo ricompro su Playstation Network.
1994 - Menzione d’onore: Puzzle
Bobble
Menzione d’onore tra le più rapide che troverete
nella rubrica. Soprattutto perché stilata da un acromatico, che giochi come
questo non può che odiarli fortemente. Fortissimamente. Ma mi è stato fatto
gentilmente notare come per molti questo sia un caposaldo imprescindibile. Ora, tesoro, posa la pistola, ho fatto come mi hai chiesto. Lascia andare i miei
album di Vs System e dimentichiamoci di questa brutta faccenda.
Ah, pur avendoci giocato pochissimo per ovvie
cromatiche ragioni, la musichetta piantata indelebilmente nel mio cranio
talvolta mi impedisce tuttora di dormire. Tutturuttututtu, wa-wa,
tutturuttututtu…
1995 - X-COM TERROR FROM THE DEEP
Cominciamo dall’inizio. Se pensate abbia sbagliato
titolo e anno di pubblicazione non fa niente, vi perdono. Mi rallegro del fatto
che grazie a questa rubrica potrete scoprire le origini del remake uscito l’anno
scorso. Bel titolo tra l’altro, ma non all’altezza del predecessore a mio
avviso, drammaticamente più longevo e profondo. Ma parliamo del gioco.
Se siete stati attenti, mi avete visto citare
combattimenti strategici su griglia a turni. E i giochi gestionali. Potete
immaginarvi la mia reazione quando ho scoperto l’esistenza di un gioco capace
di miscelare entrambe le componenti con saggezza. Già, mi nutrivo a stento
sulla testiera senza azzardarmi a lasciare la stanza; recarmi al bagno era una
vera sofferenza, svolta per mera necessità.
Primo step scegliere un posto nel mondo dove
posizionare la propria base (deja-vù?), dopodiché cominciare a curarla. In ogni
singolo, minimale aspetto. Non solo scegliere la stanza da costruire di volta
in volta poteva cambiare le sorti di una missione, ma anche il posizionamento
si sarebbe potuto rivelare fondamentale.
«Ok tutto molto bello, ma di fatto…
che si deve fare?» Combattere la minaccia aliena che invade gli oceani del
globo terracqueo.
«Suona bene, come?» Si arruolano militari appositamente
addestrati e li si perfeziona ulteriormente a seconda delle necessità, facendoli
partecipare in missioni sul campo dopo averli adeguatamente equipaggiati.
«Sembra
facile.» Ahahahahahahah. No. Però rimane estremamente divertente, un vero paradiso
strategico/tattico, raramente ritrovato anche col passare del tempo. Anzi,
soprattutto a causa del passare del tempo temo. Mi scorrono ancora degli
elettrizzanti brividi lungo la schiena se ripenso alla Gauss Technology, bei
tempi. Sì, veniva surclassata dalla Sonic degli alieni, ma bei ricordi lo
stesso.
La perfezione non esiste. Ma questo giochino le
andava dannatamente vicino.
1995 - Menzione d’onore:
Warcraft II
Yes, my lord
Ready to serve, my lord
Yes master, I don’t want to
Kaboom
Se avete riconosciuto le frasi sopra riportate avete una buona memoria.
Se le avete lette, rispettivamente, con l’h finale sul yes, con voce pomposa,
con due torni di voce differenti e con urletto stridulo, allora miei cari avete
tutto il mio rispetto e la mia ammirazione. No, via, li avreste avuti
ugualmente. Ma un bravi non ve lo leva nessuno.
La menzione d’onore era dovuta in quanto ufficialmente il primo gioco
che mi ha aperto la strada verso l’ormai celeberrima Blizzard, all’epoca solo
un candidato come un altro a prendere un giorno il trono di Bullfrog come casa
videoludica numero 1. Palma che a mio
modesto avviso tiene ancora saldamente, nonostante abbia chiuso i battenti da
anni ormai.
Inoltre è colpa di questo titolo se ho approcciato quell’implicita rinuncia ad avere la qualsivoglia vita sociale per un tempo coincidente a quello di sottoscrizione d’abbonamento, altresì noto come World of Warcraft.
Inoltre è colpa di questo titolo se ho approcciato quell’implicita rinuncia ad avere la qualsivoglia vita sociale per un tempo coincidente a quello di sottoscrizione d’abbonamento, altresì noto come World of Warcraft.
Gran strategico, probabilmente il primo che combinava mezzi d’aria,
acqua e terra in un mix riuscitissimo, facile da approcciare eppur divertente per
l’intera durata delle due campagne disponibili, orda e alleanza ovviamente.
Su, ci siamo quasi, manca ancora un solo episodio di questa rubrica, promesso. In arrivo settimana prossima, salvo eventuali tragedie cosmiche.
Deo Divvi, non pago di bloggare a vanvera, è anche impegnato in 2 progetti largamente attinenti al mondo del fantastico: un serial book fantasy dal nome "Il Cubo di Enascentia" e Thy Shirt, un sito di magliette nerd.
Collabora inoltre con Cultura Ibrida, il blog della casa editrice Lettere Animate..
No Response to "Retrogaming: i fantastici anni Novanta (Part II)"
Posta un commento