lunedì 8 aprile 2013

Ma come cazzo porti i capelli? Non c’entra niente, qua si parla di continuity

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Ok, scusate il rant, ma stavo proprio oggi leggendo l’ultimo numero di Stormwatch appena uscito in America (grazie a un fedele muletto) e ho assistito all’ennesimo scossone di continuity e non ho saputo resistere.
GIGASPOILER POI NON VI LAMENTATE 
Stormwatch, reboottata con flashpoint, si rebootta di nuovo grazie a un simpatico viaggio nel tempo che altera totalmente l’ambientazione senza considerare per nulla le conseguenze.
Prima regola di Seint83: i viaggi nel tempo sono il male!
Ebbene sì, adoratori di macchine iperboliche che spostano la gente ai tempi degli antichi romani o degli aztechi, la verità è che io sono un fanatico sostenitore dell’effetto farfalla di Rumore di Tuono di Bradbury e quindi credo fermamente che un viaggio nel tempo insignificante possa alterare il futuro in maniera drastica, e quindi sono ampiamente convinto che cancellare un personaggio chiave del passato di Stormwatch senza alterare di conseguenza tutte le testate DC sia poco rispettoso.
Insomma, Stormwatch non è mai esistita? E allora tutte le cose che hanno fatto nel passato e nel presente come si sono risolte? Mah!
Comunque, il problema è ben più complesso e riguarda la gestione generale della continuity nel mondo del fumetto, e no, non state a dirmi che sono un nerd e che ci sono cose più importanti a cui pensare (ma poi questo è un sito nerd, di che dovremmo parlare, di fame nel mondo?), perché io sono ampiamente convinto che una sana continuity sia una delle forze del fumetto mainstream (Marvel e DC, per intenderci); ci piace leggere delle belle storie, ma ci piace anche che quelle storie siano introdotte in un mondo coerente e abbiano delle conseguenze su di esso.
Il problema attuale è che sembra che agli autori non interessi più questo, così abbiamo Wolverine in diverse serie (tanto che durante la Secret Invasion degli skrull alcuni ipotizzavano che ci fosse più di un Wolverine) e, quando la giostra si incastra, semplicemente la buttiamo giù e ne facciamo una nuova. Ecco spiegati i reboot.

No, davvero, sembra quasi una specie di scommessa dove gli autori si sfidano ad incastrare i protagonisti in storie sempre più complicate da cui diventa impossibile uscire, come ad esempio l’Uomo Ragno di Civil War, e poi alla fine quando il loro successore non è in grado di gestire la faccenda si tira un bel colpo di spugna e si ricomincia da capo, come è poi successo con il tanto detestato One More Day.
Così abbiamo interi capitoli che finiscono nel nulla e storie lasciate a metà che non verranno più approfondite nell’universo successivo. Quando siamo fortunati. Se siamo invece vittime della malasorte, ci dovremo accontentare di soluzioni come le continue crisi spazio-temporali dell’universo DC, più o meno una ogni dieci anni, che vivono in quella triste zona d’ombra in cui si vuole cambiare la continuity senza ricostruire da capo l’universo. Come l’ultimo reboot, quello dopo Flashpoint, dove tutto quello che è accaduto nei precedenti anni editoriali è successo, almeno in parte, ma senza che a noi lettori venga detto come e quando, o addirittura che intere storie siano uscite di continuity senza però tener conto che altri crossover considerati avvenuti siano magari frutto di tutto quello.
Tanto per fare un esempio, nel mondo post reboot DC l’invasione del Sinestro Corp sulla terra è avvenuta, vero, ma senza Cyborg Superman, senza Superboy Prima, senza Antimonitor, senza JSA e altri eroi minori,



oppure abbiamo quattro lanterne verdi per la Terra senza spiegare come sia possibile che in cinque anni tutto questo sia accaduto, visto che i sostituti sono apparsi durante la Crisi sulle Terre Infinite o quando Hal Jordan ha distrutto il corpo ed è diventato Parallax (evento cancellato, mai successo) o un Nightwing senza i Giovani Titani, o un Jason Todd che torna in vita senza il pugno alter continuity di Superboy Prima (lo so, Prima era insopportabile) o una Blackest Night che non poteva avere Jean Loring, The Atom (che diventava una lanterna indaco), lo Spettro o Kal-L o Superboy classic.

Insomma, gli albi sono diventati solo un modo per raccontare delle storie praticamente autoconclusive, vengono estrapolate dal contesto del comic mainstream per accontentare il pubblico di giovani lettori che non hanno voglia di seguire le vicende passate di quello o quell’altro personaggio.
Così facendo diventano deboli, prive delle fondamenta che rendono solido un buon fumetto seriale.
Tutto questo perché, e mi ripeterò, nessuno vuole fare i compiti a casa perché il fumetto deve essere uno svago.  E con questo?
Certo che il fumetto deve essere uno svago ma non è che per questo deve perdere le sue caratteristiche, se George Martin presentasse il nuovo libro di Trono di Spade cambiando alcuni elementi del passato per rendere più scorrevole i casini in cui si è incastrato, andrebbe bene?
Se Tolkien nel terzo Libro avesse deciso di far tornare Boromir, così, senza dare spiegazioni, sarebbe piaciuto a tutti? Chi ritiene la continuity un problema nel mondo del fumetto o una cosa da ciccioni sfigati senza vita sociale continui pure a farlo, ma io lotterò sempre perché in un mondo fantastico, di qualsiasi genere, esista sempre una cosa fondamentale: la coerenza.

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