martedì 4 giugno 2013

Everybody loves Unicorns!

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A chi non piacciono gli unicorni? Sul serio, è impossibile. Sono come i cavalli, chiamati comunemente nullicorni per differenziarli dai cugini più fighi, ma più interessanti. Intelligenti, eleganti, padroni dei sogni e custodi delle emozioni, gli unicorni sono indubbiamente delle belle persone.

E quindi, insomma, perché non parlare un po' di loro, oggi. Così, con qualche curiosità sulla nostra bestia preferita. Mi chiedo perché nessuno l'avesse fatto fino ad ora, francamente.

1. L'unicorno greco aveva il crimine addosso


Ci sono due tipi di unicorni universalmente riconosciuti. Credo che qualcuno abbia anche stilato un documento ufficiale. Nel caso non sia così, sarebbe proprio un peccato.
Il primo è quello preso di peso dalla mitologia greca, diventando per secoli l'archetipo occidentale classico di questa meravigliosa creatura.
Il corpo era sì simile a quello di un cavallo, ma il resto entrava di diritto nella categoria "ornitorinco": la testa era di un cervo, le zampe di elefante, la coda di cinghiale e in mezzo alla fronte si stagliava un corno nero lungo tre piedi. Amava gli arcobaleni? Col cavolo, questo unicorno era feroce e aggressivo e se ti avvicinavi era capace di smutandarti, strapparti la tessera della biblioteca e dare fuoco al tuo Masters of the Universe preferito.
Per Leonardo da Vinci, scienziato e affermato unicornologo, l'unico modo per imprigionarlo era farsi scudo con una vergine. L'unicorno, noto buongustaio, avrebbe posato la sua inquietante testa sul grembo della fanciulla, rendendo la sua cattura (quasi) agevole. A parte trovare la vergine.

2. L'unicorno cinese aveva l'amore addosso

C'è poi quello cinese, chiamato anche Qilin. Sì, c'è chi lo considera una semplice chimera. Non li ascoltate, sono dei pazzi e non meritano il vostro tempo.
Anche qua, ecco, le cose sono piuttosto strambe. Il corpo è di un cervo (gli antichi c'avevano proprio la fissa per i cervi), la coda di un bue e gli zoccoli di un cavallo. Il corno non è di osso, ma di cartilagine e carne (ugh) e il suo mantello è multicolore, con la pancia spesso marrone o gialla.
Al contrario dei cugini mediterranei, l'unicorno cinese è un uomo che sa stare al mondo. Di indole pacifica e buona, è considerato una creatura sacra, portatrice di gioia e fortuna e con il più alto grado nel ranking degli animali: primo tra i trecentosessantacinque che abitano la Terra (i cinesi erano bravi a contare, ma c'avevano evidentemente delle carenze nella zoologia).
Dolce come un marshmallow fuso, non calpesta neanche il più piccolo animale. No, nemmeno il vostro amico che se lo meriterebbe. Avvistarlo è un segnale inequivocabile: da lì a poco, un grande saggio vedrà i suoi natali da quelle parti.
Confucio, a quanto pare, è nato dopo l'avvistamento di uno di questi cuccioloni. A settant'anni, però, dei cacciatori lo informarono di averne abbattuto uno. Scioccato, andò a controllare il corpo e vide un nastro intorno al corno, a quanto pare legato da sua madre prima che nascesse. Lo considerò un brutto presagio, come se tutta la sua vita fosse racchiusa in quel nastro. Era un tipo sensibile, Confucio, che volete farci.

3. Simboli diversi per continenti diversi

In Oriente l'Unicorno era simbolo di pace e tranquillità, in Occidente di brama sessuale e aggressività. Qualcuno, visti certi precedenti nei mercatini, credo possedesse in casa una versione tarocca.

4. Alla natura piacciono le cose simmetriche. Stupida natura


Non esistono specie viventi dotate di un solo corno solo, a parte il narvalo il cui corno comunque è il prolungamento di uno dei denti superiori. Ce lo facciamo bastare: i narvali sono fighi.
Quei pochi animali con corna in numero dispari, come cynterokerus o il curanokerus, si sono estinti, con grande dispiacere di tutti. Ci fu un dinosauro con tre corna, ma era un' eccezione, un'anomalia che il perfido evoluzionismo ha spazzato via.

5. Senza saperlo, tutti amiamo un cugino prossimo dell'Unicorno


Scommetto che tutti starete pensando al classico animaletto domestico che tutti, più o meno, abbiamo avuto in casa o sognato di possedere: il rinoceronte.
Ebbene, esso in passato è stato un unicorno (no, non è che poi la gravidanza l'ha un po' sciupato: intendo dire che aveva un corno solo) ed è per via delle sue corna, centrali, che è così miope e sbaglia sempre l'uscita dell'autostrada.
Alla faccia di Darwin, è comunque sopravvissuto, perché non ha bisogno di cacciare, essendo erbivoro. La sua mole e il fatto che sia quasi interamente ricoperto di scaglie durissime lo ha poi reso una preda che difficilmente, per quanto affamati, potreste aver voglia di attaccare, se foste predatori.

6. Unicorni africani - ovvero l'inossidabilità del metodo scientifico


Henry Morton Stanley, esploratore inglese di fine Ottocento, tornò da una spedizione nella foresta del Congo con, diciamo, qualcosa da raccontare: aveva visto un animale con la testa di giraffa, le zampe di una zebra, il corpo di un'antilope e corna coperte di pelle sulla fronte. La comunità scientifica, ben poco incline a credere a tali fandonie, fu concorde nel dichiarare che la bestia che egli raccontava di aver visto era invece UN UNICORNO.
Quello in cui si era imbattuto era invece un Okapi, a cui l'accostamento con la creatura mitologica ha portato molta fortuna: oggi è impresso sulle monete congolesi e il governo lo protegge dal rischio estinzione.

7. Tiriamo le somme

Quale conclusione possiamo trarre da questi interessantissimi e divertentissimi aneddoti? Secondo me che gli unicorni non esistono, non sono mai esistiti e che, se anche un giorno ci dovessero fare il Gran Favore di Esistere sarebbe ahimé un'esistere assai travagliato. Sarebbero probabilmente miopi e sbilanciati e gli si potrebbe rompere il corno o essere dilaniati mentre sono incastrati sempre per via dell'unico corno. Nonostante tutti gli appelli di gente famosa e le solidarissime pagine su Facebook, si estinguerebbero alla velocità della luce e, così facendo, farebbero piangere amare & evoluzionistiche lacrime a miliardi di bambini.
E a me.

P.S: Questo capolavoro di articolo deve molto allo splendido e cupamente folle libro La fine del mondo e il paese delle meraviglie, di Murakami Haruki. Leggevàtelo!

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