lunedì 3 giugno 2013

Un D&D a mo(N)do mio - Mezzorchi e Lich

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Ok, oggi vi propongo un aggiornamento lungo sulla campagna vera e propria. Si parla di una razza che di solito fa parte del classico stereotipo “mezzorco barbaro”, mentre in Bihar ho provato a uscire un po' dai soliti canoni. Spero vi piaccia!


Per anni le decadenti e ricche terre di Eliash erano state tormentate dalla presenza degli orchi, spietate e selvagge creature che vivevano nelle montagne dei Denti del Leone, ricche di minerali preziosi, e scendevano nel deserto di notte per saccheggiare, stuprare e rapire.
I figli di questi stupri, chiamati con disprezzo mezzorchi, non venivano uccisi ma venduti al mercato degli schiavi, merce considerata ottima come carne da macello per le arene o come comodi tuttofare.
Durante la Guerra Divina gli orchi non attaccarono più e ben presto gli umani si chiesero che fine avessero fatto. Fu così che vennero mandate delle spedizioni sui monti e quello che gli esploratori trovarono stupì tutti: in tutti i villaggi che avevano scoperto, gli orchi stavano seduti o coricati con lo sguardo spento, ancora vivi ma privi della seppur minima stilla di volontà.
La cosa ancor più sconcertante fu scoprire chi accudiva gli orchi, impossibilitati a prendersi cura di se stessi; dozzine di mezzorchi, figli delle donne che erano state rapite e che molto probabilmente fungevano anche qua da schiavi, continuavano a cacciare e nutrire i loro padroni. 
Gli umani non  furono gentili con i gusci dei loro antichi nemici, eliminandoli tutti, uno per uno. 
I mezzorchi, privi ora di uno scopo, furono portati in città, dove potevano continuare la loro misera vita di schiavi.

In breve tempo la popolazione di mezzorchi cominciò a crescere a dismisura, a causa della loro grande fertilità e dalla forza del proprio sangue: un mezzorco avrebbe sempre avuto figli mezzorchi. 
Nonostante i numeri notevoli, non esisteva una vera e propria comunità o senso di appartenenza alla propria razza; la loro gente viveva divisa in piccoli gruppi, in genere di proprietà dei più ricchi fra gli umani, e non pochi ripudiavano le proprie origini orchesche, sperando un giorno di essere considerati umani a tutti gli effetti.
La grande rivoluzione avvenne con la nascita di Esek, considerato il più grande eroe della loro gente. Esek venne acquistato dopo la sua nascita da un grande avvocato e, grazie alla sua intelligenza fuori dalla norma, passò da semplice paggio a vero e proprio studente del suo padrone. 
Esek imparò tutto quello che c'era da imparare e fu di grande aiuto nel mestiere del suo maestro, seppure il suo status non gli permettesse di esercitarlo. 
Qualcosa però covava nel cuore di Esek, costantemente angustiato alla vista del suo popolo, diviso internamente e schiavo da generazioni degli uomini. Sfruttando la grande libertà concessagli, iniziò a girare tra la sua gente, insegnando loro a leggere e scrivere, indipendentemente dalla loro cultura di appartenenza. 
Nel tempo, organizzò una vera e propria rete sotterranea tra il suo popolo, dove poter finalmente parlare apertamente di diritti, di autodeterminazione e di libertà. Grazie ai sacrifici dei suoi fratelli, Esek ottenne abbastanza rame (gli shiavi ricevevano un piccolo compenso) per poter comprare la sua libertà, diventando così il primo liberto mezzorco. 
Finalmente un cittadino a tutti gli effetti di Eliash, Esek inizò a praticare la sua arte forense con grande successo, diventando abbastanza ricco da comprarsi un posto nel decandente senato di Eliash, proprio nel periodo in cui il mondo si rese finalmente conto della morte degli dèi.
Dopo un lungo e accorato discorso davanti a senatori attoniti, Esek proclamò la liberazione del suo popolo, seguendo un semplice ragionamento: se gli dèi erano morti, le leggi, riconosciute come di origine divina, non valevano più e fra queste vi era sicuramente anche la schiavitù, intrinsecamente abolita dall'estinzione della fonte divina che l'aveva promulgata.
Il senato ovviamente rifiutò quella tesi con tutte le sue forze, ma le parole del primo liberto mezzorco furono una piccola scintilla che fece divampare un'incendio. Spinti dal carisma del proprio leader, si venne a creare un vero e proprio movimento mezzorchesco che chiedeva libertà e diritti, un'onda anomala che cominciò a prendere coscienza della propria forza e della ricchezza della propria cultura. 
Esiek non visse abbastanza per vedere esaudito il proprio sogno, ma la struttura socio-economica stessa di Eliash aiutò a renderlo possibile senza spargimento di sangue: gli umani contavano troppo sul lavoro semi-gratuito dei propri schiavi e il loro numero era così elevato da non poter essere messo sotto silenzio senza che l'apparato produttivo non ne risentisse gravemente. 
Di concessione in concessione, di diritto in diritto, in circa duecento anni i mezzorchi passarono da manodopera a borghesia, alcune famiglie si arricchirono così tanto da poter comprare posti nel senato e, grazie al fatto che la poligamia era una pratica accettata, le loro famiglie già numerose crebbero sempre di più. 
L'unica cosa che divideva i mezzorchi era la cultura di appartenenza, con i filo-umani più decadenti e i filo-orchi più legati alle tradizioni dei propri avi, ma fu proprio dall'insegnamento di alcune antiche correnti di pensiero minoritarie di filosofi/mistici di Eliash che nacque l'Askrima, detta anche "la doppia visione": la natura orchesca e la natura umana, se debitamente imbrigliate in un sistema di valori solido, potevano non solo convivere, ma fornire una visione più completa e appagante dell'esistenza. 
Nei secoli i mezzorchi presero il totale controllo di Eliash, rendendo il predominio umano un lontano e sbiadito ricordo. Non convinti di definirsi con un termine considerato un semplice sinonimo di "bastardo", i mezzorchi decisero di dare un nuovo nome per la propria gente: Syhar, "bruta eleganza". 
I syhar amano due cose: l'eleganza e la forza, in uno strano sincretismo della loro antica natura umana e orchesca. I syhar convivono con la loro innata violenza, nascosta dietro a un sistema di regole di buona educazione e di comportamento altamente complicato.
Grande importanza ha nella cultura syhar il concetto di vendetta, che però ha valenza solo se attentamente pianificata; un syhar che attacca a mani nude un altro che lo ha offeso è considerato poco più di un animale e da quel momento in poi verrà trattato come tale.


Come piccolo bonus vi aggiungo anche un breve paragrafo con uno dei mostri, fatemi sapere che ne pensate, mi raccomando.

I Perduti



Quando gli dèi morirono, molti dei loro sacerdoti, solitamente i più potenti, seguirono lo stesso destino; il potere divino che era dentro di loro si corruppe e li bruciò dall'interno. 
Una gran parte dei caduti però mantenne dentro di sé una scintilla, un ricordo del potere che maneggiavano, che impedì loro di morire del tutto,  tramutandoli in perduti.
Entità a metà strada fra un Lich e un fantasma malevolo, i Perduti sono creature animate da energia negativa che devono possedere il corpo di un vivente per continuare la propria esistenza. Al di fuori di un corpo ospite, un Perduto appare come un essere incorporeo, formato da ardente energia negativa. 
Quando un Perduto possiede un corpo, gli occhi dell’ospite bruciano di una nera fiamma e la sua pelle diviene raggrinzita; queste condizioni peggiorano più a lungo il corpo è posseduto, fino a diventare poco più che una forma umanoide avvolta da fiamme nere.
Un perduto brucia il corpo del suo ospite velocemente ed è quindi costretto a una perenne caccia a corpi capaci di contenerlo. Alcuni di essi ancora girovagano per il mondo in cerca di nuove conoscenze e potere, mentre altri si rifugiano nelle loro dimore circondati da una grande quantità servitori per poter continuare le proprie ricerche.

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