Si dice spesso che il futuro sia sempre tutto da scrivere e intrinsecamente imprevedibile. Questa asserzione è nella gran parte dei casi vera, tranne in due luoghi specifici: nel campionato di calcio italiano e nel mondo dei fumetti.
Dato che sul mi faccio aggiornare su ruberie varie ed eventuali soltanto dai commenti su Facebook, mi limiterò a parlare del mondo dei comics, dove la vita è più agrodolce e dove non esistono arbitri.
Futuro, futuro, futuro, che si può dire su questo argomento?
In ottica narrativa, questo concetto viene sfruttato molte volte in senso bidirezionale (o qualcuno si trasporta da o qualcuno viaggia verso il futuro).
È assai più complicato del passato perché, pur avendo meno conseguenze sul tempo narrativo del presente, lascia comunque dei dubbi nella mente del lettore. Questi, conscio dell’effetto farfalla (ne abbiamo parlato qui), si rende conto che il suo presente non è altro che l'agglomerato delle scelte e delle conseguenze del passato, e quindi deve sempre seguire quelle regole narrative di cui abbiamo già sviscerato i limiti.
Se la DC addirittura ci spara un’intera serie su quel piccolo mondo antico fogazzaro, Legione dei Super-Eroi nel 31° secolo, la Marvel ha provato a sua volta ad incasinarsi la vita, conscia però che la sua gestione dello spazio-tempo permette maggiore libertà: quello a cui si assiste è uno dei futuri possibili, che però ha pari dignità di tutti gli altri e che, bontà del sistema a bivi nel multiverso, può esistere indipendentemente da quello che accade nel mondo del presente.
La DC invece, per semplificarsi la vita, usa il classico sistema della linea retta, cioè un mondo che ha una storia già scritta fino alla sua fine e che, pertanto, è soggetta ad alterazioni in tutta la sua continuity ogni volta che uno stronzo viaggiatore del tempo arriva nel passato e porta anche solo un microonde più efficiente da casa.
Ed ecco dove abbiamo il primo e più grande problema della storia della DC: la Legione del 31 secolo!
Questa bellissima idea ha talmente tanti buchi che, alla fine di tutto, è stato necessario reboottarla infinite volte solo per adeguarla ai cambiamenti che avvenivano nell’universo del presente.
Ebbene sì, cari amici, perché gli intelligentoni hanno dimenticato un piccolo particolare: dato che ogni serie ha i suoi autori e dato che a ogni cambiamento di autore si creano delle piccole incongruenze tra una storyline e l’altra, pensate all’effetto valanga che questo è in grado di scatenare se lo sceneggiatore che segue la serie più in là negli anni non ha una perfetta conoscenza di tutto quello che è accadutp.
Esempio più clamoroso di tutto questo è stato il fatto che la Legione nascesse su ispirazione di Clark Kent/Superboy; peccato che, dopo la prima Crisi, John Byrne abbia cancellato, nel primo Superman, il fatto che l'Uomo d'Acciaio sia mai stato Superboy.
BAM! Che diavolo si fa, ora? Ci troviamo con un'intera serie che parte da un presupposto che non esiste più.
Per salvare il salvabile, è stata creata una storia arzigogolata in cui esisteva una sacca temporale in cui Clark Kent è stato davvero Superboy e che, in qualche modo, era collegata al futuro del trentunesimo secolo, fungendo così da ispirazione per la Legione! Capite di cosa stiamo parlando? Tentando di semplificare il futuro con una linea temporale netta e precisa, ironicamente non si fa altro che incasinarsi la vita.
Capite che futuro, presente e passato non sono così semplici da gestire e che servirebbe un’elevata conoscenza di tutta la produzione per cercare di evitare problemi che possano infastidire anche il lettore meno puntiglioso?
Soprattutto se si lavora con l’universo spazio-tempo a linea retta per cui qualsiasi cambiamento ha delle conseguenze dirette sul futuro, l’attenzione da rivolgere a certi progetti deve essere molto alta.
Se con i viaggi nel passato abbiamo l’effetto farfalla sul presente, con quelli dal futuro abbiamo l’effetto farfalla sul presente del viaggiatore, con il rischio di creare paradossi di non facile soluzione che rischiano di annullare l'esistenza stessa del viaggiatore (il classico esempio, parlando di cinema, di Marty McFly).
Un rischio meno logico e più editoriale risiede nella possibilità di illudere il lettore con delle idee interessanti e radicali per poi non poterle rispettare, magari per mere scelte commerciali o di vendibilità di un marchio.
Un esempio, mi chiedete? Nel nuovo reboot DC, la storia di Harvest e di Superboy SPOILER dà per scontato che Lois Lane e Kal El avranno un figlio e che quel figlio verrà poi clonato nel nuovo Superboy.
Questa scelta crea già dei presupposti che, purtroppo, non potranno fare altro che incasinare la vita degli sceneggiatori, soprattutto perché già la figura dei figli è sempre un problema (ne parleremo un giorno), ma anche perché se Lois e Kal poi non quagliano (e sappiamo come gli editori siano restii a trasformare appetibili single in padri e madri di famiglia), un intero personaggio dovrebbe sparire dalla continuity. Insomma paradossi e loop, destini già scritti e cose così, ecco quello che otteniamo giocando con il futuro, la domanda è: ne vale la pena? Ai poster (commentate!) l’ardua sentenza..
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