«Seint83, parli sempre della tua frustrazione sessuale, ma
come mai non quagli?»
«Hai presente camera mia? Hai presente la collezione di farfalle, vecchio stilema del broccolatore? Ecco, anche io ho una collezione, una di quelle di cui però ti devi vergognare come un cane se speri di avere dei rapporti con persone che non facciano parte della confraternita nerd!»
«Ah, stai parlando di...»
«Esatto: action figures.»
«Hai presente camera mia? Hai presente la collezione di farfalle, vecchio stilema del broccolatore? Ecco, anche io ho una collezione, una di quelle di cui però ti devi vergognare come un cane se speri di avere dei rapporti con persone che non facciano parte della confraternita nerd!»
«Ah, stai parlando di...»
«Esatto: action figures.»
Ebbene sì, signore e signori, il vostro caro autore è da
parecchi anni che colleziona quelli che volgarmente vengono definiti
pupazzetti, ma che agli occhi dell’esperto hanno il nome di action figures, e
sì, signore e signori, sono uno di quelli che non li toglie dalla scatola!
(Fischi da parte del pubblico.)
Orbene, cosa spinge un uomo di oramai trent'anni a investire le sue scarse finanze in pezzi di plastica?
La giustificazione morale che di solito si dà un collezionista è quella di investire in pezzi di valore, che con gli anni aumenteranno di costo diventando un vero e proprio capitale, ma, a differenza di quell’orribile film 40 anni vergine (ringrazio le mie ex-morose che mi hanno impedito di finire nella categoria, ma che in cambio mi hanno aiutato a collezionare psicofarmaci e sedute di terapia comportamentale), un vero collezionista non rinuncia alle sue action figures, né ora né mai.
Alcuni scelgono un personaggio, come Superman o Batman, e pedissequamente cercano in giro per le fiere del fumetto tutti i pezzi prodotti in suo onore; altri, come me, preferiscono prendere quelle che li ispirano, magari con una predilezione per un personaggio – che ne so, Lanterna Verde – e hanno delle collezioni meno tematiche ma più fantasiose.
Dato fondamentale per definire il vero collezionista, oltre a essere vera croce quando ci si rapporta con il mondo reale, è il fatto che i tessssori debbano rimanere dentro le loro confezioni.
"Perché?", chiederanno solitamente i profani. Qua le risposte variano dall’economista che sostiene che “fuori dalla scatola perdono di valore” – non chiedetemi perché, chi lo scoprirà forse prenderà un Nobel, fatto sta che se cercate l’action di Larfleeze su eBay vedrete differenze epocali tra quella protetta e quella loose – all’uomo di fede che solitamente sostiene che «non lo so, è così e basta».
Orbene, cosa spinge un uomo di oramai trent'anni a investire le sue scarse finanze in pezzi di plastica?
La giustificazione morale che di solito si dà un collezionista è quella di investire in pezzi di valore, che con gli anni aumenteranno di costo diventando un vero e proprio capitale, ma, a differenza di quell’orribile film 40 anni vergine (ringrazio le mie ex-morose che mi hanno impedito di finire nella categoria, ma che in cambio mi hanno aiutato a collezionare psicofarmaci e sedute di terapia comportamentale), un vero collezionista non rinuncia alle sue action figures, né ora né mai.
Alcuni scelgono un personaggio, come Superman o Batman, e pedissequamente cercano in giro per le fiere del fumetto tutti i pezzi prodotti in suo onore; altri, come me, preferiscono prendere quelle che li ispirano, magari con una predilezione per un personaggio – che ne so, Lanterna Verde – e hanno delle collezioni meno tematiche ma più fantasiose.
Dato fondamentale per definire il vero collezionista, oltre a essere vera croce quando ci si rapporta con il mondo reale, è il fatto che i tessssori debbano rimanere dentro le loro confezioni.
"Perché?", chiederanno solitamente i profani. Qua le risposte variano dall’economista che sostiene che “fuori dalla scatola perdono di valore” – non chiedetemi perché, chi lo scoprirà forse prenderà un Nobel, fatto sta che se cercate l’action di Larfleeze su eBay vedrete differenze epocali tra quella protetta e quella loose – all’uomo di fede che solitamente sostiene che «non lo so, è così e basta».
Ora, oltre ad essere un ottimo anticoncezionale, le action
figure spingono l’animo del nerd verso un livello superiore. No, non intendo
spiritualmente, ma proprio geometricamente. Se nel mondo dei comics
possiamo ammirare i nostri beniamini solo in due dimensioni, i pupazzetti ci
permettono di aggiungerne una terza; vi posso assicurare che, se
di buona fattura, vedere alcuni personaggi nella gloria del 3D, senza bisogno poi di stupidi occhialetti, è una goduria immensa.
E poi per noi, nati negli anni Ottanta, cresciuti con He-Man e i
G.I. Joe, c’è anche un fattore da viale della Memoria: in quel periodo i pupazzetti erano
pupazzetti e per noi avevano un valore puramente ludico, tanto che poi
diventavano un’eredità da lasciare ai fratelli più piccoli o agli amici di
famiglia o ai bambini che non potevano permettersi giocattoli (dannata famiglia
di sinistra! Berlusconi, sei arrivato troppo tardi per salvare i miei Masters of
the Universe dal comunismo!). Peccato che crescendo ci siamo pentiti di non
averli tenuti e quindi buttarsi nel mondo del collezionismo è un modo per
rivivere la nostra infanzia, quando ci emozionavamo per il nuovo He-Man, quello
con le ginocchia snodabili.
Insomma, saranno una cosa che molti dei nostri amici non
nerd non capiranno, saranno una cosa di cui vergognarsi (e se vedete le foto in
questo articolo, che sono di camera mia, capirete che non è proprio un ambiente
virile e sexy), ma alla fine non posso che ringraziare chi ha avuto l’idea di
creare dei semplici pezzi di plastica, che in fondo ci permettono di provare la
gioia, anche in età avanzata, di essere un po’ bambini.
1 Response to Action Figures, che passione!
Non se preoccuparmi perché sono completamente d'accordo con te, o esserne felice. Senti, ce l'hai Wolverine arma X? Io c'è l'ho loose ma tenuto benissimo.
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