Dar vita ad un antagonista credibile oggigiorno è un lavoraccio. Ci si districa in un giungla di stereotipi e cloni così fitta da non vederne spesso una via d’uscita. Non so a voi, ma a me il classico cattivo da «Bwahahahah sono il più peggio e ti farò il male peggio» ha stancato. O meglio, ci può anche stare ma solo se caratterizzato. Ci sono infinite possibilità per dare profondità a un personaggio, anche se la maggior parte delle volte le si vedono sfruttate per quanto riguardo i protagonisti, meno spesso per gli antagonisti. Ecco perché quando vengono applicate anche a essi, questi ne escono ancor più vincitori della loro controparte “buona”. Buono e cattivo poi. Termini semplicistici che ho sempre odiato. Trovo estremamente riduttivo dover ingabbiare in una definizione così striminzita quel poliedrico contenuto di molteplici sfumature che è l’essere umano. O alieno. O demone, o spirito della morte o qualsiasi altra cosa incontriate nei fumetti che leggete. Che c’è, solo perché uno non è nato da madre e padre con regolare cittadinanza terrestre non ha forse diritto ad una personalità articolata?
Fermo oh, ti ho visto sai? Sei partito con un
preambolo così generico da poter coinvolgere quasi ogni forma di comunicazione
pseudo artistica e poi hai detto fumetti. Proprio qui, una riga sopra.
Tana per me. I più attenti tra voi mi avevano già
scoperto leggendo il titolo, ma non manchiamo di rispetto a chi ha saltato
quella parte, suvvia. Ebbene sì, oggi applicheremo questo mega-giga-iperspunto
riflessivo da quattro soldi al mondo del fumetto. Anzi, in ambito ancor più
ristretto: ci limiteremo ai manga, e volendo essere ancora più specifici agli
Shonen manga. Sì, bravi: perché posso e perché mi va. Ma anche perché in un
certo qual modo sono i protagonisti della mia infanzia, quindi anche della mia
formazione, parte integrante del… nah, vabbe', semplicemente perché mi piacciono
parecchio assai. Questo e perché mi sono imbattuto troppo spesso in antagonisti
da manga vuoti o finti al punto di parere dei cartonati della malvagità
piuttosto che vere e proprie incarnazioni di ciò che volevano rappresentare. Qualora
ci fosse qualcosa da rappresentare, talvolta mancava anche tale insignificante premessa. Merito loro se
i colleghi di qualità risaltano così tanto da beccarsi un articolo apposito.
Quindi via con la classifica dei miei cinque antagonisti
di manga preferiti. Ovviamente la selezione è basata sul mero gusto personale,
oltre che su alcune considerazioni oggettive che farò di volta in volta. Ah
vabbe', c’è da fare un micro SPOILER ALERT. Vi potrei dire qualcosa sulla
serie di cui fanno parte, ma si parla di cose pubblicate così tanti anni fa da
poter pensare d’essere quasi sicuramente fuori pericolo.
5° Posto: Death Mask – Saint Seya
Lo odio. Lo odio tantissimo. E potremmo
considerarlo un buon punto di partenza per un antagonista di successo.
Fastidioso ed antipatico come solo un roditore incastrato nella biancheria da
voi indossata sa essere, questo inetto viene battuto semplicemente perché è
troppo MWAHAHAHAH che nemmeno la sua armatura lo vuole più. Cioè ma vi rendete
conto? Vabbè, un pirla. Ciononostante la sua follia psicotica è ben
rappresentata, più nell’incarnazione anime a dire il vero. Anche perché noi
abbiamo la fortuna di poter godere di uno dei migliori doppiaggi di sempre in
tale contesto. Vi riporto un estratto, una conversazione che da sola gli è
valsa il biglietto d’ingresso nella classifica.
00:38 per gustarvi uno dei monologhi più gasanti mai
trasmessi in televisione
4° Posto: Zabuza Momochi – Naruto
Naruto mi ha conquistato gradualmente. La storiella
del bambinetto emarginato col sogno più grande di lui sapeva di trito e ritrito
ma la progressione degli eventi mi ha tenuto attacco alla serie. Il miglior
momento della narrazione lo si ha, a mio parere, fino alla conclusione dell’esame
di selezione dei Chunin. Un grande merito va sicuramente alla caratterizzazione
dei personaggi, fino a quel momento ancora ben curati nei minimi dettagli e non
soverchiati da passati oscuri o incombente fine di mondi, ma semplicemente
definiti, vivi. Zabuza incarna perfettamente questo aspetto. Primo vero
antagonista trovato dal team 7, risponde bene ai canoni del temibile malvagio
al di là della loro portata. Ma durante lo scontro traspare anche il lato
umano, l’onore, il rispetto per gli avversari e per il compagno deceduto. Un
buon cattivo per quasi tutta la durata delle sue due apparizioni, un eccellente
personaggio completo da quando riconosce la sconfitta contro Kakashi. L’orgoglio
che lo porta a combattere contro i tirapiedi dell’avido Gato con un solo
pugnale tra i denti è notevole, il momento della sua morte quasi commovente.
3° Posto: L – Death Note
Lui da solo mi ha fatto cambiare la definizione di “malvagi”
in “antagonisti”. Si perché in realtà lui non è il cattivo, anzi: è quello che
cerca di stanare il pluriomicida. Peccato che tale personcina per bene sia
anche il protagonista del manga, e questo lo rende di fatto un antagonista sui
generis. Da quando lo si vede per la prima volta si capisce che siamo di fronte
ad una grandissima prova di caratterizzazione di Tsugumi Ohba. Dall’aspetto ai
modi di fare, tutto di lui è unico. Ossessivo compulsivo, geniale, sregolato:
ma cosa volete di più? Piangere più la sua dipartita che quella del
protagonista? Alzi la mano chi tifava per Kira. Abbassatela pure, tanto non vi
crede nessuno.
2° Posto: Zaraki Kenpachi – Bleach
Classico cattivone sadico vecchio stampo,
troppopiùpotenteinmodoassurdo e ghigno da psicopatico all’ultimo stadio
stampato nel viso. Ma allora perché si trova qui? Tutta la premessa sembrava
fatta apposta contro tizi come lui…
Perché Zaraki va oltre, e lo fa con stile. Il
nemico tosto che si diverte a combattere e lascia rialzare l’avversario per non
interrompere la sfida non è una novità. Praticamente ogni puntata di Dragonball
e dei suoi innumerevoli cloni è basata su questo principio. Ma sbattersene
completamente di tutto e tutti per il solo gusto di combattere è un’altra cosa.
Poi gioire per le ferite ricevute, dimostrazione del fatto che quel
combattimento non è solo l’ennesima perdita di tempo contro un avversario non
meritevole, ecco questo è veramente troppo per non citarlo. E pur riconoscendo
che neanche qui ci discostiamo troppo dal modello così ben sfruttato da Toriyama
del “ahah scherzavo, ora facciamo sul serio”, la rimozione della benda sull’occhio
e la conseguente spiegazione del come e perché limitava il proprio potere è
oggettivamente tra le migliori. Quindi si, incarna diversi cliché. Ma lo fa
dannatamente bene, meglio probabilmente di qualunque personaggio analogo.
1° Posto: Yoshikage Kira – Jojo’s Bizarre Adventures
Il mio amore per questo personaggio è sconfinato. L’apice
assoluto della concezione di antagonista caratterizzato. Lo racconto ai pochi
fra voi che ancora non hanno avuto la fortuna di conoscerlo. Yoshikage Kira è
il tipico genio capace in tutto. Alla faccia della novità. Si, ma non lo da mai
a vedere. Si nasconde sotto una patina di mediocrità per non farsi notare,
colleziona trofei di terze posizioni e si guarda bene dall’evitare l’eccellenza
in ogni campo. Anche qui tutto sommato dimostra solo buon senso e raziocinio se
è tutto atto a nascondere cose più importanti o più losche.
E qui entra in gioco la genialità. Kira non si fa
notare perché… non vuole seccature. Punto. Vuole solo che la gente a colazione
si beva una ricca tazza di casi suoi. E come biasimarlo? Dovrebbe essere eroe
nazionale, altro che antagonista! Purtroppo tra i suoi hobby annoveriamo il
collezionare mani femminili dopo essersi sbarazzato degli altri inutili orpelli
che solitamente fanno da contorno ad una mano, come braccio, torso, e l’intero
resto del corpo in buona sostanza. Ma è forse colpa sua se è nato eccentrico? Se
ascoltate lui certamente no.
Quindi niente piani per la conquista del mondo, nessuna
volontà di accrescimento del potere personale, nessuno dei moventi che spingono
ogni cattivo classico ad agire. Lui è costretto a difendere la sua quiete
quando i protagonisti inciampano nella sua vita privata. L’unica soluzione in
questi casi è l’amore. Appena incontri un personaggio così non puoi che
abbracciare l’amore incondizionato nonché sconfinato che sarai costretto a
nutrire nei suoi confronti. E ringraziare il visionario Hirohiko Araki per
avertelo fatto incontrare.
Deo Divvi, non pago di bloggare a vanvera, è anche impegnato in 2 progetti largamente attinenti al mondo del fantastico: un serial book fantasy dal nome "Il Cubo di Enascentia" e Thy Shirt, un sito di magliette nerd.
Collabora inoltre con Cultura Ibrida, il blog della casa editrice Lettere Animate.
Collabora inoltre con Cultura Ibrida, il blog della casa editrice Lettere Animate.
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