mercoledì 22 maggio 2013

Enascentia - Il Processo Creativo

Etichette: , ,



Nedo: «Deo, ma tu non stavi tipo scrivendo un libro?».
Io: «Beh sì, mi fa piacere tu abbia letto la firma».
Nedo: «Ti andrebbe di buttare giù un articolo sul tuo processo creativo?».
Io: «Appena capisco cos’è, volentieri».

Oggi ho capito cos’è. O meglio, oggi ho deciso di cosa voglio parlare, a prescindere da cosa volesse realmente chiedermi Nedo con quella domanda, rischiando addirittura di avvicinarmici. Oggi ho deciso da dove cominciare: dall’inizio. Pensate un po’ che tipino anticonvenzionale.

Il mio sogno nel cassetto è sempre stato scrivere un romanzo fantasy. Un pensiero così stereotipato tra gli appassionati del genere da vederli spesso comprare un cassetto esclusivamente per poterci mettere dentro questo sogno. Non so esattamente quale procedimento mentale si origini nella mente del lettore, se sia più dovuto all’entusiasmo per il genere così troppo più grande da sentirsi quasi in dovere di contribuire alla prolificazione dello stesso, se sia più legato all’ispirazione intrinseca che porta con sé la scoperta di nuovi mondi, nuove razze e nuove “regole” che governano gli universi così generati, o ancora se intervenga quella vena polemica macchiata anche da un goccio di presunzione che porta a dire “ma io avrei cambiato questo, tolto quello, introdotto quell’altro”.



Spesso il cassetto rimane poi chiuso per talmente tanto tempo da dimenticarsi dove sia la chiave. A volte custodisce già un manoscritto, più spesso poche pagine, ancor più spesso solo una bozza e talvolta un post-it con su scritto «ti devo una trama». Io ho perso e ritrovato la chiave diverse volte. Una in particolare è degna di nota, l’ultima, quella che poi mi ha anche spinto ad aprirlo il fatidico cassetto. A buttare il post-it e iniziare da lì.
Quella chiave si chiama Roberto, un mio caro amico d’infanzia. Uno di quelli con cui giocavo a una brutta copia stentata di D&D live solo con la fantasia. Coi grembiuli al posto dei costumi. A otto anni. Senza sapere cosa fosse D&D.
«Uff Deo, ancora sta storia; ce l’avevi già raccontata qui
Bravi, siete stati attenti. In ogni caso lui era un componente di quel gruppo, formatosi a ricreazione nel giardino delle elementari. A distanza di anni, almeno venti direi, abbiamo avuto modo di risentirci grazie a quei social network che tanto ho disprezzato in passato ma che in occasioni come questa, poche senz’altro ma non per questo meno importanti, son stato contento di aver creato l’account.

«We Deo, come te la passi? Ancora perso tra maghi e guerrieri?»
«Oh Roby, quanto tempo! Eh sì, gli anni son passati ma le passioni son sempre le stesse.»
«Bene. Io nel frattempo ho aperto una casa editrice. To’, ti lancio una chiave, riapri il cassetto.»
[Nota: potrebbero non essere le testuali parole della conversazione]

Ma forse vi siete anche stufati di sentire i casi miei e preferireste sapere qualcosa di più sulla creazione del mondo fantasy, a partire dal nome: Enascentia. Da dove ho cominciato? Sicuramente non dal nome. Quello ho dovuto tirarlo fuori il giorno prima della pubblicazione del primo capitolo. Tra l’altro è stato merito di un altro caro amico; se non fosse stato per la sua illuminazione avrei continuato a brancolare nel buio.
Ho cominciato ponendomi delle domande. La prima domanda è stata: come attirare l’attenzione di un lettore? Nessuna risposta. Allora mi sono chiesto: voglio avventurarmi in un fantasy classico o cambiare un po’ le carte in tavola? Per sapere cosa penso del fantasy classico oggigiorno, mi spiace ma dovete ribeccarvi il solito link di prima. La risposta a entrambe le domande era la stessa, ossia rompere gli schemi. Creare un universo nuovo, composto da nuove razze, nuove regole e un nuovo punto di rottura che originasse interesse e possibilmente facesse ruotare attorno a se stesso tutte le altre novità introdotte.
Si, perfetto, ma quale? Perché non rompere un cardine così importante da sconvolgere la normale narrazione dei fatti? Ora devo solo trovare qualcosa che abbia stufato, un cliché trito e ritrito da poter eliminare e generare interesse attorno a questo sconvolgimento.

Pensa Deo, pensa… La magia? No, via, la magia piace e poi chi vuoi prendere in giro, è tra le cose che ti affascina di più dell’ambito fantasy. Poi la magia va, anche solo in forma estremamente semplice, à la Harry Potter, ma piace. I combattimenti? Si vabbè, ora l’hai proprio sparata a caso, eh? La gravità! Un mondo di esseri fluttuanti! Sì, ma a che pro? Che spunto narrativo ti danno gli esseri fluttuanti? Al massimo ci puoi fare una razza che governa le leggi della gravità, ma che sia così per tutto il mondo ce n’è proprio bisogno?
Ma poi chi ha detto che deve essere per forza un cliché fantasy? Può tranquillamente essere un cliché della narrazione in generale. Ci sono un sacco di cose che comincio a non sopportare più da quanto sono stereotipate. Lo sterminio di intere popolazioni lasciato sullo sfondo a favore di un presunto lieto fine solo perché viene salvato il protagonista col quale l’autore ti ha fatto familiarizzare fino a quel momento, per esempio. Cristo, ma lieto fine di che, sono morti in settordicimila per ’sto demente, dovrei esserne anche contento? Difficile da estirpare alla base però. Oh, ecco un’altra cosa che non sopporto: i colpi di scena legati alla famiglia. Ma perché diavolo deve SEMPRE venir fuori che la chiave di volta è il padre di tizio, la madre di caio o grado-di-parentela-X di Sempronio? Poveri Tizio e Caio, poi; perché devono essere quasi sempre considerati orfani all’inizio, che poi orfani alla fine del discorso lo sono con estrema rarità? O ancora scoprire pagina dopo pagina che due perfetti sconosciuti sono in realtà fratello e sorella, padre e figlio, marito e moglie lobotomizzati e poi fatti incontrare di nuovo… Le parentele a sorpresa hanno rotto le scatole! Ora pensate a dieci libri/serie tv/fumetti o altre forme espressive a scelta che state attualmente seguendo e ditemi in quante di queste non c’è un colpo di scena legato ai rapporti familiari. Io sono a 0/10, in tutta onestà. Ferma tutto. Genio, ci sei: questo si può rimuovere.

«No, Luke, sono un déjà vu.»


Ad Enascentia le persone non nascono, vengono create. Si ritrovano improvvisamente al mondo già adulte, senza ricordi, visto che non hanno ancora mai vissuto un giorno di vita, ma con le nozioni che avrebbero normalmente esseri viventi di quell’età: sanno camminare, correre, parlare, mangiare, saltare ecc…
Ovviamente questo porterà a porsi delle domande, molte domande, al punto di doversi anche dare delle risposte, più o meno definitive. Queste dipenderanno dall’attitudine della razza d’appartenenza, chiamata anche Tribù, sia a livello di predisposizione fisica sia d’indole mentale. Esistono sempre dieci Tribù principali in un dato momento in Enascentia, dieci visioni diverse del mondo, dieci approcci filosofici a volte complementari, altre affini e altre ancora contrastanti. Gli spunti creativi che si possono trarre da qui in avanti sono potenzialmente infiniti. O almeno lo sono stati per il sottoscritto.

Non dirò altro sull’argomento, ve lo lascio scoprire con la lettura dei libri, dove verrà trattato gradualmente. Sì, parlo di libri al plurale perché il serial book Il Cubo di Enascentia, già disponibile su lettereanimate.it e amazon.it, non è l’unica opera in fase di creazione, ci saranno anche i libri veri e propri, in formato anche cartaceo oltre che digitale. Probabilmente mi adopererò perché non vengano pubblicati in trilogie, per puro gusto d’anticonformismo più che altro. Fine del momento di autopromozione.
Se la cosa può interessare, in futuro vi farò dare altre sbirciate al processo creativo dietro a Enascentia. Qualsiasi cosa voglia dire.
  



Deo Divvi, non pago di bloggare a vanvera, è anche impegnato in 2 progetti largamente attinenti al mondo del fantastico: un serial book fantasy dal nome "Il Cubo di Enascentia" e Thy Shirt, un sito di magliette nerd.
Collabora inoltre con Cultura Ibrida, il blog della casa editrice Lettere Animate.

Spargi il tuo Amore, condividi l'articolo

Post correlati

No Response to "Enascentia - Il Processo Creativo"

Posta un commento