giovedì 9 maggio 2013

Un D&D a mo(n)do mio – Monaci e taglie piccole

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Eccoci con la seconda parte di del progetto Bihar: oggi parlerò di come introdurre due concetti che di solito a me non piacciono molto, ma che per completezza in una campagna ci devono stare: i monaci e una razza di taglia piccola.
I monaci a me non fanno impazzire, soprattutto perché in un mondo fantasy classico, cappa e spada per intendersi, un esperto di arti marziali che usa il Ki ci sta come i cavoli a merenda, perciò ho deciso quantomeno di spostare le origini del monaco lontano dal continente di stampo europeo e trasferirle in un posto più congeniale alla sue caratteristiche. In aggiunta, grazie agli archetipi di Pathfinder, ho individuato delle specialità tipiche dei due continenti per differenziare un po’ gli stili di combattimento.


Le origini delle scuole monastiche marziali si perdono nella notte dei tempi. 
I testi più antichi della prima era, le Scritture nootiche, ci offrono alcuni indizi sull´esistenza di un’antichissima arte marziale, presente già ai primi vagiti dell'Impero del Pavone, chiamata wushu
Viene descritta come una scienza all´avanguardia, praticata dai guerrieri dell´età dell'Oro, più di cinquemila anni fa. 
Il wushu, che è all´origine di tutti gli stili monastici sparsi per il mondo, combinava le tecniche di combattimento con i poteri mistici del ki, la forza spirituale che scorre in ogni individuo. Il perfetto controllo del ki permetteva loro di sferrare o subire colpi considerabili devastanti per i comuni mortali. 
Fu proprio durante la prima era che diversi saggi dell'Impero del Pavone attraversarono il mare alla ricerca di illuminazione, portando con loro il wushu, intenzionati a insegnarlo a chiunque ritenessero degni, indipendentemente dalla razza. 
Il wushu lentamente si sparse per il continente e iniziarono a nascere le prime scuole, ognuna con il suo stile e le sue varianti, tutte unite dalla forte filosofia esistenziale che si nascondeva dietro alla rigida disciplina.
Esistono diverse scuole di combattimento che sfruttano il corpo: dalla ryazza dei syhar, esteticamente somigliante a una danza, alla krak 'an dei nani, meglio nota come stile dell'ubriaco. 
Nelle terre di Bihar i monaci seguono una filosofia di vita leggermente diversa da quella del wushu tradizionale, preferendo l'azione alla meditazione e non disdegnano la vita mondana quando non in netto contrasto con i propri scopi. Alcuni monaci addirittura mettono le loro pratiche al servizio del miglior offerente ed è tutt'altro che raro vederne alcuni insegnare le loro arti, ovviamente in una forma più grezza, dietro lauto compenso.

Archetipi consigliati
Gli archetipi consigliati non vogliono certo limitare la scelta del giocatore, bensì servono solo a indicare le varianti della classe più comuni nel continente di riferimento.

Archetipi consigliati a Bihar: Drunken Master, Maneuver Master, Martial Artist, Monk of the Empty Hand, Sohei-> Signore dei Cavalli, Weapon Adept, Underfoot Adept (Sospiri), Wanderer (Umano).

Archetipi consigliati nell'Impero del Pavone: Flowing Monk, Hungry Ghost Monk, Ki Mystic, Master of Many Styles, Monk of the Four Winds, Monk of the Healing Hand, Monk of the Lotus, Monk of the Sacred Mountain, Qinggong Monk, Sensei, Tetori, Wanderer, Zen Archer (Umano).



Ed arriviamo al piccolo popolo: devo ammettere che a me gli halfling non piacciono e se posso preferisco evitare di introdurli, lasciando spazio agli gnomi (insomma due razze di taglia piccola son troppe), ma per questa ambientazione, che dovrebbe avere uno stile un po’ più cupo, ho pensato di fare qualcosa di diverso. Nessun halfling, nessuno gnomo, solo un generico piccolo popolo che ha perso le sue radici.
Sta a voi decidere quale delle due razze abbia dato origine ai Sospiri.


La Guerra degli dèi pesò in maniera diversa sulle razze del mondo, ma nessuno può dimenticare quello che accadde alle dolci colline di Rezathis, casa di un piccolo popolo in pace con gli altri, famoso per la sua arte e per il suo corpo diplomatico, fra i migliori di ogni regno.  
Quando gli dèi della Notte morirono, le catene con cui essi tenevano legate le creature che oggi chiamiamo ombre si ruppero definitivamente ed esse sfuggirono ad ogni controllo, attaccando qualsiasi creatura vivente si parasse loro davanti, succhiando la loro linfa vitale. Ogni volta che un'ombra spezzava la vita di un essere senziente, questi a sua volta risorgeva come ombra. Ben presto le ombre superarono di numero un piccolo esercito e la loro massa inquinava la terra dove marciavano. Tuttora la famosa Striscia della Desolazione ricorda il cammino di questo mostruoso esercito. Lungo la strada delle ombre si trovavano proprio le colline di Rezathis e quando esse le raggiunsero, il piccolo popolo fu vittima di un massacro senza uguali nella loro storia. La loro magia a base di illusioni, spesso usata soltanto per difesa, non sortiva effetto su queste creature non morte e i sacerdoti, privi di poteri come tutti gli altri chierici, erano impotenti di fronte al nemico. 
Presi dalla disperazione, gli abitanti cominciarono a nascondersi sempre più in profondità, nel terreno marcio e pregno di energia negativa, e solo i più abili riuscivano a scappare dai loro inseguitori, capaci di vedere nelle tenebre come pochi altri. 
Il piccolo popolo, ironicamente, dovette farsi ombra per nascondersi dalle ombre. Per qualche ragione nota solo alle menti aliene delle ombre, esse decisero di fermarsi nei colli e più il tempo passava, più la terra intorno a esse marciva, costringendo il piccolo popolo a nascondersi sempre più in profondità, lontano dalla luce che era sempre stata loro amica. Dopo anni di buio e silenzio, alcuni studiosi un tempo considerabili folli architettarono un piano disperato. Essi pensarono che, tutto sommato, se avevano dovuto diventare delle copie sbiadite delle ombre per scappare dai loro inseguitori, perché non diventarlo del tutto? 
Fu così che venne messo in atto uno dei rituali più potenti che il mondo vide mai: dozzine di volontari (e anche membri delle altre razze tratti in prigionia) vennero sacrificati a potenze oscure legate al mondo sotterraneo per rendere l'anima di ogni membro del piccolo popolo la prigione fisica di una delle ombre che dava loro la caccia. Nel buio, nel silenzio e nel sangue erano nati i Sospiri, così chiamati in ricordo delle infinite giornate passate a sussurrare ogni singola parola per non farsi scoprire dai propri nemici. 
I Sospiri usarono i doni che avevano guadagnato per passare da prede a cacciatori e, in breve tempo, le colline di Rezathis divennero di nuovo una terra libera. Libera, sì, ma ormai era finito il tempo delle risate e della gioia, dell'arte e della diplomazia, ed era iniziato il tempo dei sospiri.
I Sospiri seguono la via del buio, una filosofia fortemente incentrata sull'individualismo derivata dai loro anni di guerra. Nella via del buio quello che importa è non mostrare mai se stessi, vivere come se si fosse soli al mondo, fortificare le proprie debolezze ed essere sempre pronti a uccidere, se necessario. Solo nel buio, dove gli altri non ci possono vedere, possiamo essere liberi, ma bisogna sempre prestare attenzione perché nel buio si nascondono meglio le minacce.
I sospiri attualmente vivono nelle terre di Rezathis, precisamente nel sottosuolo di esse, e commerciano poco con le altre razze, ma le loro capacità non vengono certo disprezzate: sono considerati i migliori assassini del continente.


Anche per oggi è tutto, miei cari e, come l'altra volta, vi chiedo: come immaginate il D&D a mo(n)do vostro?

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7 Response to Un D&D a mo(n)do mio – Monaci e taglie piccole

Frollo
9 maggio 2013 alle ore 13:58

i Monaci ci devon essere? Si, nei monaster a far fermentar la birra trappista per lo viandante. Di si alla vita: Di NO al monaco in D&D!

Lokeebot
9 maggio 2013 alle ore 16:18

Condivido. Specialmente per la birra.

Francesco Mele
9 maggio 2013 alle ore 17:00

Magari faccio l'hipster di turno ma l'immagine del monaco a me è sempre piaciuta. Se proprio proprio occorre odiarli allora perché non spostarli completamente sul versante opposto della tabella degli allineamenti. Potreste per esempio farli così cattivi che neanche "a mamma sua 'o scarrafone è bello".

francesco
9 maggio 2013 alle ore 22:11

Non sono d'accordo sulle razze di taglia piccola.
Il fatto è che spesso e volentieri si va a tralasciare le differenze culturali tra le due, ed a causa dell'altezza le si vede allo stesso modo.

Nicola Santagostino
9 maggio 2013 alle ore 22:42

A me 'sta storia dell'allineamento obbligato non mi fa impazzire..Comunque esistono diverse scuole filosofico-monastiche, non immaginate tutti i monaci come il maestro di Sirio il dragone: esistono monaci che agiscono d'impulso, monaci che praticano il sadismo ed il masochismo, monaci che usano droghe ed alcool..Diverse sono le strade per raggiungere l'illuminazione (signori, son pur sempre antropologo)

Nicola Santagostino
9 maggio 2013 alle ore 23:53

A dire il vero differenze ce ne sono, ma personalmente trovo gli halfling una razza abbastanza superficiale, ovviamente ihmo, devo ancora leggere halfling di Golarion, ma in nessuna ambientazione ho trovato qualcosa che mi ispirasse (non parliamo poi dei kender che odio)

Francesco Mele
10 maggio 2013 alle ore 21:32

Everybody was kung fu fightiniiiiiing para para pa pa pa! Scusate ma mi è venuta naturale!
http://www.youtube.com/watch?v=-nGkM86e_Zs

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