mercoledì 24 luglio 2013

I-giochi-che-si-giocano-da-soli

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Tutto ebbe inizio anni ed anni or sono, quando dei miei colleghi dell'epoca insistettero per farmi vedere un giochino per Facebook. Ovviamente fuori orario da lavoro. Ovviamente. Insomma si trattava di una ludo-applicazione sulla pesca. Quella con la canna. No, non una di loro:


Devo dirvi la verità non ricordo nemmeno come si chiamasse, fatto sta che all'epoca ci pareva meravigliosa: ogni tot minuti si poteva cercare di pescare cliccando un tastino e, a seconda della zona, dell'equipaggiamento, dell'orario e chissà quali altri fattori, si poteva ambire a prede più o meno rare. Sì sì, avete letto bene, anche l'orario influiva: gente fuori di testa che metteva la sveglia per pescare di notte. Su Facebook. Oh, del resto i manicomi gli han chiusi, da qualche parte dovranno pur andare anche loro, no? Bravo, ce l'hai fatta: ora sembra fosse solo consuetudine loro… d'oh!
Be', insomma, avevamo trovato il nostro nuovo passatempo preferito. Cliccare un tastino quando il gioco ti imponeva di farlo. Basta. Sì, d'accordo, potevi comprare le nuove canne da pesca, i motoscafi per raggiungere nuovi moli… ma sempre e solo quando voleva il gioco. Tu dovevi solo cliccare.
Senza nemmeno che un Morpheus a caso mi facesse scegliere tra pillola blu e rossa (che tanto avrei comunque scelto a caso), a un certo punto mi son svegliato. E laddove ci sarebbero dovuti essere i miei amici vedevo solo umani collegati a delle macchine, macchine intente ad annullarli per nutrirsi di loro.


Mi ero svegliato. Dannazione, come potevo essermi sopito? Qual era il gusto di fare un'unica azione comandata da quello che sarebbe dovuto essere un espediente ludico? Prima che potessi accorgermene, lui era diventato il giocatore e io il suo espediente ludico. O pubblicitario, tanto alla fine bastava che spammassi inviti ai miei amici, à la azienda piramidale truffaldina.
E così non solo disinstallai il perfido giochino sulla pésca, ma rimasi lontano da tutte quelle divoratrici di tempo travestite da illusioni ludiche. Poveri loro quando cercarono di convincermi a giocare alla nuova mecca del giocochesigiocadasolo: Warstorm.


«Guarda, fidati, c'è un nuovo gioco di carte da provare.»
«Ah, gioco di carte, in più fantasy: 2-0 per voi. Come funziona?»
«Vedi, ogni carta ha una sorta di costo di lancio, sono i turni che ci mette a entrare in gioco automaticamen…»
«ALT! Ferme, vi ho viste, dannate seppie! È un altro giocochesigiocadasolo! L'impulso elettromagnetico, presto!»
«Dai, non essere il solito, qua c'è tutto il deckbuilding da fare, le scelte sono a monte…»
«Libertàààààààààààààààààààààààààààààààà!!!»

E finché mescolavo tra loro i pochi film da me visti nella mia ingiustificatamente lunga vita, loro se ne andavano via bofonchiando qualcosa sull'odore degli umani.


Passarono gli anni, cambiai lavoro, ma i colleghi che mi mostravano i giochini strettamente fuori orario lavorativo erano sempre lì in agguato.
«Oh, hai mai provato War Metal Tyrant
«No, cos'è?»
«Un gioco di carte, provalo è veramente valido.»

Non mentiva. Era veramente carino. Peccato che fosse una sorta di Warstorm con ambientazione differente. Ignorai il déjà vu, non mi importava più. Fa rima quindi è vero.
Provai a fidarmi, a vedere se effettivamente c'era qualcosa di più. E c'era. Un minimo di scelta era ancora lì: la carta da giocare sulle ben TRE opzioni nella propria mano era effettivamente influente, le decisioni in fase di deckbuilding contavano oggettivamente moltissimo e lo studio del metagame era determinante. Però continuavo a pensare a me stesso come a Cypher al ristorante. Sapevo che la bistecca che stavo mangiando non esisteva, ma non mi importava: volevo solo sentirne il gusto in bocca, per quanto finto esso fosse.


E così giocai, finii tutte le missioni, costruii svariati mazzi, entrai addirittura in una gilda tra le più quotate, mi spaccavo di bistecche finte in ogni minuto libero della giornata. Poi feci indigestione. Rimasi felicemente disintossicato per almeno un paio d'anni, riscoprii la gioia dei giochi di carte collezionabili, quelli con le carte vere e gli avversari in carne e ossa. Ma da quel momento cambiò la mia prospettiva.

Oggigiorno non giudico a priori un gioco in base a questi dettami. Ci sono ancora dei giochichesigiocanodasoli che meritano attenzione. Non tanto da focalizzarsi solo in tale direzione, ma una volta ogni tanto me ne concedo qualcuno, tipo il già segnalato Tekken Card Tournament
Se anche voi non vi fate fermare dai pregiudizi vi segnalo un altro giochino caruccio sul genere: Lies of Astaroth.


Ancora poche se non nessuna scelta di gioco, ancora una volta determinante la scelta delle carte da utilizzare, come potenziarle e farle entrare in sinergia tra loro. Non moltissima profondità, ma è pur sempre un ludobalocco per telefonia mobile, d'altro canto.
Infine dunque eccomi qua, a sperimentar questo e quell'altro gioco, a volte giocando solo io, altre volte lasciando che mi giochi un po' lui. Poco però, mai del tutto: non azzardatevi a mandarmi inviti di giochichesigiocanodasoli su Facebook. Lì le macchine regnano ancora sovrane.



Deo Divvi, non pago di bloggare a vanvera, è anche impegnato in 2 progetti largamente attinenti al mondo del fantastico: Enascentia, universo fantasy ambientazione de "Il Cubo di Enascentia" e del Gioco di Ruolo in uscita a Lucca 2013, e Thy Shirt, un sito di magliette nerd.

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