venerdì 12 luglio 2013

Pacific Rim - la (non) recensione leggermente di parte

Etichette:



È giovedì. Sei seduto davanti alla scrivania, preso nella tua classica simulazione credibile di un lavoratore. Ogni tanto smanacci furiosamente sulla tastiera, tipo hacker farlocco di un film anni Ottanta, e fingi di stare ricevendo chiamate importantissime appena qualcuno prova a chiederti qualcosa.

«La pratica, dici? No, scusa un attimo, mi sta chiamando Michael Oglioni ed è importante. Fra dieci minuti, ok?»

Non ci sei con la testa e hai il sospetto che la tua messinscena oggi non funzioni un granché. ma non te ne curi. Oggi è giovedì, il giovedì in cui esce Pacific Rim. Dire che lo stai soltanto attendendo è un po' come affermare che respiri perché tutto sommato ti sembra una buona idea per passare il tempo. E invece sai benissimo che ne hai un bisogno fisico, che soffochi se aspetti più del dovuto.

Sei in costante e insalubre Hype per Pacific Rim da quando ne hai sentito parlare per la prima volta e la cosa non ti stupisce. Il fatto che il regista fosse Guillermo del Toro, uno dei tuoi "registi di genere" preferiti, e che parlasse di scontri fra i Jaeger, colossali robot antropomorfi, e  i Kaiju, gigantesche creature aliene, ti bastava e avanzava per sbavare copiosamente.

Poi è arrivato questo trailer



e sei entrato in uno stato di berserk durato due mesi in cui sognavi il momento in cui ti saresti goduto in sala la scena di una nave usata come strumento per percuotere bestioni.
Finalmente è venuto il momento di assaporarla.



Finisce il turno e schizzi come una molla lontano dalla postazione di lavoro, raggiungendo l'auto con uno scatto da far impallidire l'Uomo da Sei Milioni di Dollari. Non hai ancora infilato la prima marcia che stai già componendo il numero di un amico per fissare l'appuntamento davanti al cinema. Sai che il film inizia alle dieci e a te basta arrivare un pochino prima. Tipo alle nove e venti. Sì, giusto per essere sicuro che nessuno prenda il posto centrale nella quartultima fila. Ammazzi tutti, se ci provano. Tutti.

Il tuo amico ti risponde con voce flebile, quasi svogliata. Percepisci chiaramente un disturbo nella Forza, ma stai eseguendo il sacro gesto delle corna a un vecchino che si permette di rispettare i limiti di velocità, perciò non riesci ancora a coglierne il motivo.

«Ciccio, a che ora ci vediamo stasera? No, aspetta, te lo dico io: alle nove e venti. Anzi, alle nove e dieci. Li conosci gli ingegneri, quelli son capaci di fissare il posto centrale nella quartultima fila quando meno te lo aspetti e devo essere in gittata per ammazzarli tutti, mi capirai.»
«Guarda, non so, vediamo più tardi, dopo cena.»
«Dopo ce- MA SEI MATTO? SEI UN PO' MATTO, VERO?»
«No, Nedo, sul serio, è che ho un mezzo impegno con l'associazione, stasera. C'è da votare una cosa e poi è importante ed è l'ultima riunione prima di settembre e ho delle responsabilità e il direttivo ci tiene.»
«Ho capito. C'è di mezzo la gnocca.»
«Esatto.»

Chiudi gli occhi per un istante, come a ricordare un vecchio compagno d'arme caduto in battaglia. Soltanto per un istante, s'intende, ché rischi di schiantarti a centodieci contro una rotatoria, ma era importante dare l'ultimo saluto a un Giusto, tristemente sconfitto dalla patata.

Ma questo non ti fermerà, nossignore. Stasera c'è Pacific Rim e te lo vedrai, anche in missione solitaria.
Raggiungi la tua magione alle otto e quaranta e, per accorciare i tempi, esegui la perniciosa manovra della Cena Bagnata, operazione ad alto rischio in cui ti ficchi un toast in bocca mentre ti fai la doccia. Il formaggio fuso sa un po' di sciampo+balsamo, ma vuoi mettere il risparmio in termini di minuti?



Ti infili una maglietta di Evangelion, giusto per trollare l'inevitabile nippofilo in sala che grida al plagio praticamente da quando è stato annunciato il film, e scendi le scale di casa con un'agilità inaspettata. Poi ti ricordi che oltre alla maglietta è buon costume indossare anche i pantaloni e le scarpe, perciò torni su e poi di nuovo giù e poi di corsa in auto. 

Sarà colpa del toast al cotto e docciaschiuma che hai ingerito, ma i ricordi successivi sono confusi e ti trovi sudato di fronte al tizio che ti porge gli occhiali treddì. Controlli il biglietto. La fila è quella giusta, come il posto. Non sai se hai dovuto uccidere qualche ingegnere, ma probabilmente no, visto che il corridoio del multisala è pressoché deserto. Peccato. Non per la sala vuota, ma per l'ingegnere pieno di vita, tua nemesi accademica di sempre.

Ti siedi e decidi che vuoi fare la recensione del film. Sì, esatto: scriverai una roba per Lokee super dettagliata, magari segnalando i punti in cui Del Toro ha omaggiato Astro Boy, Getter Robot o Pluto con alcune inquadrature. Hai la tua Moleskine nella borsa, la solita dal 2009 che ti prometti di usare per segnarti le tue (rare) intuizioni e che ad ora contiene solo la lista della spesa per il cenone di capodanno. Stasera è diverso e nel buio della sala trascriverai un sacco di impressioni acute sulla pellicola e diventerai sicuramente famosissimo nell'interwebs.

Poi però succede che inizia il film e vedi il primo robottone. Ti emozioni. E poi il primo Kaiju. Ti trema la palpebra di un occhio, leggermente. E poi il robottone e il Kaiju si danno un sacco di crocche fortissime in faccia. Hai la bocca spalancata, gli occhi lucidi e prometti a te stesso che da grande farai il pilota di robotti giganti sparacrocche, altrimenti tanto vale morire subito.

Ti scordi della Moleskine, di Lokee e dei tuoi sogni di gloria, passando il resto del film in assoluta trance agonistica, trovandoti alcune volte ad agitare i pugnetti in aria quando Gipsy Danger, il robot guidato dai protagonisti, sfodera una schienata da wrestler o un montante da boscaiolo canadese incazzato.
È un continuo crescendo, una poesia della battaglia fra colossi, con la seconda parte così piena di momenti di maschia emozione che faresti fatica a elencarli tutti.



Il film si conclude dopo due ore e ti sembra di aver giocato ad hockey contro una squadra di orsi polari da quanto sei fisicamente esausto dall'esperienza. Molli gli occhiali treddì ormai appannati all'inserviente del cinema e ti trascini fuori dalla sala, tanto provato quanto soddisfatto.
Era esattamente quello che volevi e ti aspettavi da questa pellicola: robotti e mostri che si rovinano la faccia vicendevolmente con una regia e un montaggio che non ti fanno vomitare la cena come nell'orrenda trilogia dei Transformers, con un sensazione di fisicità impressionante, con un senso delle proporzioni e della scala dei combattenti che ti lascia costantemente senza fiato.



Qualcuno potrebbe chiedere: «Ma a parte i robotti e i mostri, che ne pensi del film?». 
La mia risposta? Non si può valutare Pacific Rim eliminando i robotti e i mostri, ché non rimarrebbe praticamente niente.

La trama? Sottile come carta velina e anche un po' scontatella nelle sue soluzioni. 
I dialoghi? Si va dal brutto all'inspiegabile («Gipsy Danger è un modello analogico»; «È un reattore nucleare dual core»; «scocca in puro ferro, niente leghe!», affermato dal sosia messicano di Rocco Papaleo con un entusiasmo ingiustificato). 
La caratterizzazione e la profondità dei personaggi? Inesistente, non vi è traccia di alcuna evoluzione psicologica, nonostante la storia dia alcuni spunti interessanti sotto questo punto di vista.
La recitazione? Discreta, grazie alla regia di Del Toro. Peccato per il casting, però, visto che a spiccare nel mucchio di biondi-tutti-uguali-col-mascellone e di macchiette-umoristiche-da-film-per-famiglie ci sono soltanto Idris Elba, Rinko Kikuchi e un Ron Pearlman (letteralmente) giganteggiante.



Questo lo rende un brutto film? Dipende da cosa sperate di vedere ed è il motivo per cui non mi sono azzardato a scrivere una recensione vera.
Se vi mettete a sedere con l'idea di gustarvi un film intelligente e autoriale come il Labirinto del Fauno, rimarrete completamente delusi e non potrete che ridacchiare per le tante ingenuità della pellicola.
Se invece come me cercate la migliore rappresentazione cinematografica di robotti enormi che si picchiano in maniera convincente, è il film che dovete assolutamente vedere. E rivedere. E comprare il blu-ray. E aspettare le action figures.

Spargi il tuo Amore, condividi l'articolo

Post correlati

8 Response to Pacific Rim - la (non) recensione leggermente di parte

Mec
12 luglio 2013 alle ore 16:58

Ho sentito dire che va visto in 3D altrimenti le scene in notturna sotto la pioggia sono difficilmente capibili.
Conferme/smentite?

Lokeebot
12 luglio 2013 alle ore 17:01

Non posso smentire la sua intelligibilità in due dimensioni, ma non fatico a crederci: ci sono molte inquadrature piuttosto ravvicinate e immagino che senza il senso di profondità si rischi di non capire cosa stia succedendo.

Flashblack
12 luglio 2013 alle ore 19:48

A 45 e rotti anni e quindi cresciuto (letteralmente) "con" Jeeg & compagnia bella ho letto con enorme piacere una (non) recensione emozionante nel vero senso della parola : trasmette emozioni. E fa sorridere. E ridere. E venir voglia di vederlo (no, ho mentito, quella è fuori scala da quando ne ho notizia : "robottoni"? Pearlman? ..Del Toro?? Dai, seri.. ..chiunque ucciderebbe per il posto centrale della fila "giusta").
Complimenti ;)

Lokeebot
12 luglio 2013 alle ore 20:28

Troppo buono. Fammi sapere cosa ne pensi dopo la visione :D

Andrea brazo
17 luglio 2013 alle ore 23:20

"...con un senso delle proporzioni e della scala dei combattenti che ti lascia costantemente senza fiato" : spero tu stia scherzando! :) il senso delle proporzioni è proprio una delle cose che manca al film, visto che si vedono robottoni e alieni alti più dei palazzi da 60 piani , che maneggiano portaerei come fossero mazze da baseball in base a questo le teste degli alieni dovrebbe essere grandi ALMENO come un autobus da 52 posti se non di più invece in una scena vediamo la testa di un alieno e la parte mandibolare è grande come una merdeces classe C ...inoltre visto che una nave come la concordia pesa nell'ordine delle centinaia di migliaia di Tonnellate (100.000.000 Kg) i robottoni peseranno ALMENO (stando larghi) 10 volte tanto e cioè un milione di tonnellate.... quindi la vedo molto dura che 4 o 8 o 16 o anche 32 elicotteri chinhook possano trasportarli sollevandoli... questo film è blasfemia pura contro la fisica!

Lokeebot
17 luglio 2013 alle ore 23:22

Come le serie robotiche in generale, no :D?

Andrea brazo
20 luglio 2013 alle ore 03:31

beh oddio su transformers non erano così sbagliate le proporzioni, casomai contribuivano altri fattori a rendere il tutto molto "cheesy" e inappetibile per un pubblico con una certa cultura scientifica (tipo personaggi che saltano fuori dal nulla senza una spiegazione, o che cambiano idea senza nessun preavviso) posso dire la mia impressione generale: SEMBRA CHE I REGISTI DEI FILM SCI-FI DI OGGI DEBBANO SEMPRE ROVINARE TUTTO CON QUALCHE ERRORACCIO CLAMOROSO! OK che james cameron era laureato in fisica , ma per capire certe cose basterebbe il buon senso! l'unico regista su cui ripongo molta fiducia al momento è Neill Blomkamp. punto e stop.

Andrea brazo
20 luglio 2013 alle ore 03:33

io l'ho visto in 2d e ho capito tutto lo stesso LOL

Posta un commento